Con grandissimo piacere,
La redazione di Synth (rivista - pieghevole di filosofia, arte, cultura)
comunica ai suoi lettori e a tutti coloro a cui sta a cuore
la trasmissione libera del pensiero,
che nel prossimo numero della rivista sarà possibile leggere
un articolo della dottoressa Liliana Segre,
avente come tema il "viaggio".
La dott.sa Segre, la cui esperienza di vita è per tutti noi
un esempio mirabile, ci ha fatto dono di un suo breve scritto,
accompagnato anche da un biglietto.
In attesa della rivista,
vogliamo condividere il testo del biglietto con tutti voi:
"10 Gennaio.
Ecco il mio scritto sul "Viaggio", credo sia adatto ai vostri desideri.
Grazie per il vostro impegno.
Cari saluti, Liliana"
Per il nostro lavoro,
questo contributo e queste parole sono davvero,
davvero significative.
giovedì 14 gennaio 2010
domenica 10 gennaio 2010
Duecentosette(punto)
PER GLI AFFEZIONATI,
O PER CHI SI FOSSE PERSO QUALCHE NUMERO,
RIPROPONIAMO GLI OTTO NUMERI DELLA PRIMA SERIE DELLA RIVISTA
(EDIZIONE 2008/2009) ED ANCHE I DUE ALLEGATI
IN UN BLOG A PARTE:
www.duecentosette.blogspot.com
sabato 9 gennaio 2010
(Dialoghi Telefonici) di Giacomo Sensolini
IL SONNO DOGMATICO DELLA RAGIONE
Il prima è il dopo e viceversa, o, più semplicemente, la nascita di un’idea
-Pronto, qui è l’ufficio del sintetico a posteriori, chi parla?-
-Sono il signor Kant, cercavo il sintetico a priori-
-Guardi, non è in casa. Non so nemmeno quando possa tornare-
-Peccato, è un vita che lo cerco, o almeno così mi hanno detto-
-Se vuole può provare più tardi-
-E’ che a me serviva proprio adesso. Devo confessarle una cosa …
Io ho visto il mio futuro, e so che entro domani troverò il sintetico a priori.
Lo so per certo, ho letto e scritto centinaia di libri sull’argomento-
-Ah, dunque lei avrebbe visto il suo futuro?-
-Si, è esatto-
-E come avrebbe fatto?-
-Mi ero appena appisolato.
In sogno, telefonai ad un certo David non ricordo cosa.
In sogno, telefonai ad un certo David non ricordo cosa.
Sa, i sogni a volte sono molto confusi.
Lui mi consigliò di uscire dal sonno dogmatico nel quale mi ero immerso
e mi disse che, se mi fossi svegliato, avrei trovato il sintetico a priori.
Lui mi consigliò di uscire dal sonno dogmatico nel quale mi ero immerso
e mi disse che, se mi fossi svegliato, avrei trovato il sintetico a priori.
Poi lui venne da me e mi rovesciò sulla scrivania
una carriola piena zeppa di libri.
una carriola piena zeppa di libri.
Libri che fino ad allora non erano stati ancora scritto.
Libri che parlavano di me e di quello che avrei scoperto: il sintetico a priori.
Poi mi sono svegliato e ho chiamato lei-
-Scusi, ma in che anno crede di essere?-
-Nel 1781-
-Posso dirle una cosa?-
-Mi dica-
-Lo sa che nel 1781 il telefono non è stato ancora inventato!?-
-Accidenti, non ci avevo pensato-
-Guardi, le dico un’altra cosa. Secondo me lei sta sognando di nuovo.
Anche perché, a pensarci bene, qui da me è il 1776,
e neanche qui è stato ancora inventato il telefono.
Dunque, o io sto sognando lei, o lei sta sognando me.
e neanche qui è stato ancora inventato il telefono.
Dunque, o io sto sognando lei, o lei sta sognando me.
Questo purtroppo non posso dirglielo con esattezza.
Quello che posso dirle è che se mai troverà questo fantomatico sintetico a priori sarò felice per lei.
Io, per ora, sono rimasto al sintetico a posteriore, e credo anche che questo possa bastarmi.
Detto questo, così come le disse il suo veggente, le consiglio di svegliarsi dal sonno dogmatico
nel quale si è immerso. Sempre che sia lei e non io a sognare.
Anzi, per fare una bella cosa, lo consiglio anche a me stesso.
La ragione, molto spesso, gioca dei brutti scherzi, mi creda.
nel quale si è immerso. Sempre che sia lei e non io a sognare.
Anzi, per fare una bella cosa, lo consiglio anche a me stesso.
La ragione, molto spesso, gioca dei brutti scherzi, mi creda.
Pensi, io una volta ero convinto che il sole sarebbe sorto ogni mattina,
così come è sorto ieri, così come è sorto oggi, così come sorgerà domani.
Poi, una notte, mi addormentai e iniziai a sognare.
così come è sorto ieri, così come è sorto oggi, così come sorgerà domani.
Poi, una notte, mi addormentai e iniziai a sognare.
Sognai di rispondere al telefono ad un uomo, un cero Immanuel non ricordo cosa.
Dopo una lunga chiacchierata, che non sto qui a riportarle per intero,
quell’uomo mi disse che sarebbe venuto a trovarmi.
Doveva consegnarmi una cariola piena di libri, libri che io non avrei dovuto leggere,
poiché non erano stati ancora scritti. Libri che avrei dovuto consegnare ad un tizio che mi avrebbe telefonato, ma di cui ora non ricordo il nome.
quell’uomo mi disse che sarebbe venuto a trovarmi.
Doveva consegnarmi una cariola piena di libri, libri che io non avrei dovuto leggere,
poiché non erano stati ancora scritti. Libri che avrei dovuto consegnare ad un tizio che mi avrebbe telefonato, ma di cui ora non ricordo il nome.
Poi, posata la cariola, mi disse: sei così sicuro che il sole sorgerà domani?
Cosa ti spinge a non credere il contrario?
Io risposi che, visto che il sole era sorto ogni mattina fino ad allora,
molto probabilmente sarebbe sorto anche l’indomani.
Lui mi rise in faccia ed io mi svegliai.
Io risposi che, visto che il sole era sorto ogni mattina fino ad allora,
molto probabilmente sarebbe sorto anche l’indomani.
Lui mi rise in faccia ed io mi svegliai.
Fu allora che inizia a dubitare che il sole sarebbe sorto il giorno dopo e quello dopo ancora-
-Interessante … Ma quale è il suo nome?-
-Io mi chiamo David, David Hume-
-Hume!!! Ecco quale era il nome dell’uomo che ha predetto il mio futuro.
Allora è stato lei!?-
Allora è stato lei!?-
-No, io non ho fatto niente. Invece, qual è il suo nome?-
-Io mi chiamo Immanuel, Immanuel Kant-
-Non ci credo, non può essere vero- …
Tutututututu
“Accidenti quel David Hume ha riattaccato”.
Mi dissi scoraggiato.
Mi dissi scoraggiato.
Dopo poco sentii bussare alla porta. Andai di fretta ad aprire.
Proprio li, davanti a me, c’era un uomo con una grossa cariola,
una carriola piena zeppa di libri.
una carriola piena zeppa di libri.
-Posso fare qualcosa per lei?-
Gli chiesi.
-Veramente sono io che sono venuto a fare una cosa per te-
L’uomo entrò nel mio studio e scaricò tutti i libri sulla mia scrivania.
Mi disse che il giorno seguente avrei trovato il sintetico a priori,
e che quei libri ne erano la testimonianza.
Mi disse anche che avrei dovuto svegliarmi dal sonno dogmatico nel quale mi ero immerso.
Mi ricordò che la ragione, a volte, gioca brutti scherzi.
e che quei libri ne erano la testimonianza.
Mi disse anche che avrei dovuto svegliarmi dal sonno dogmatico nel quale mi ero immerso.
Mi ricordò che la ragione, a volte, gioca brutti scherzi.
Poi mi guardò fisso negli occhi e si mise a ridere a crepapelle …
Mi svegliai, mi passai una mano tra i capelli, e dai capelli al mento.
Poi dissi tra me e me “Vabbè, sarà meglio che vada a farmi la barba” …
Finalmente lo vidi. Vidi un sintetico a priori, lo guardai dritto negli occhi,
eccitato, con la faccia coperta di schiuma ed un rasoio in mano.
Risi a crepapelle, pronto a scrivere interi libri,
libri in cui l’unico argomento sarebbe stato l’immagine riflessa di me stesso:
il sintetico a priori.
eccitato, con la faccia coperta di schiuma ed un rasoio in mano.
Risi a crepapelle, pronto a scrivere interi libri,
libri in cui l’unico argomento sarebbe stato l’immagine riflessa di me stesso:
il sintetico a priori.
Il giorno dopo sognai di nuovo, presi il telefono e feci un numero a caso.
Rispose un certo David non ricordo cosa.
Dopo una lunga chiacchierata, che non sto qui a riportarvi per intero,
presi una carriola e ci caricai tutti i libri che parlavano del sintetico a priori,
i libri che io ed altri avemmo scritto. Andai da lui, gli dissi che un giorno l’avrei chiamato
e gli chiesi di consegnare tutti i libri ad uno dei tanti sintetici a priori che abitano questo mondo,
per la precisione me stesso: un certo Immanuel Kant, o almeno così credo di chiamarmi.
Dopo una lunga chiacchierata, che non sto qui a riportarvi per intero,
presi una carriola e ci caricai tutti i libri che parlavano del sintetico a priori,
i libri che io ed altri avemmo scritto. Andai da lui, gli dissi che un giorno l’avrei chiamato
e gli chiesi di consegnare tutti i libri ad uno dei tanti sintetici a priori che abitano questo mondo,
per la precisione me stesso: un certo Immanuel Kant, o almeno così credo di chiamarmi.
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