RIVISTA - PIEGHEVOLE DI FILOSOFIA, ARTE, CULTURA

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Idea e Grafica di Cecilia M. Giampaoli e Carlo M. Cirino

giovedì 10 dicembre 2009

SYNTH_ il primo numero (25 Novembre 2009)

SYNTH_01

1 commento:

enzo ha detto...

Sulla felicità mi viene da dire che è una nozione problemaica. Prima questione: siamo sicuri che il piacere che provo mentre faccio l’amore, oppure quello che sento mentre leggo la Fisica di Aristotele, oppure quello che mi coglie mentre ascolto La Passione Secondo Matteo Di Bach, oppure quello che trovo quando bevo un bicchiere di vino con gli amici chiacchierando, tutti questi tipi di piaceri, dico, abbiano qualcosa di comune, che possiamo chiamare sensatamente piacere o felicità? Cioè, siamo sicuri che il termine “felicità” abbia un riferimento? Direi di no. Possiamo però chiederci quando siamo felici.
Secondo problema: ci sono diversi tipi di emozioni: quelle che possiamo localizzare fisicamente, come un dolore a una gamba, o un nodo allo gola, poi ci sono quelle che possiamo chiamare “stati”, cioè che riguardano il nostro essere per intero, come la gioia e la tristezza, e poi quelle che non proviamo direttamente, ma veniamo a sapere della loro esistenza dai nostri comportamenti, come spesso capita per emozioni complesse come la speranza e l’odio. Direi che la felicità è uno stato che però non percepiamo direttamente. Ci rendiamo conto di essere felici solo se ci poniamo o ci pongono la domanda.
Terzo problema: è possibile perseguire la felicità? O meglio si può affermare che la felicità sia uno scopo? Notiamo innanzitutto quanto suona fessa la risposta “per essere felice” alla domanda “perchè stai andando al cinema?”. Risulta quindi plausibile che la felicità non sia normalmente lo scopo perseguito nelle nostre azioni quotidiane. Potremmo allora dire che il telos generale della nostra vita sia la felicità. Qui ci siamo, poiché in effetti se ti chiedono “qual è lo scopo della tua vita?” ha senso rispondere “il raggiungimento della felicità”.
A questo punto viene la domanda più difficile: si può cercare la felicità? Abbiamo stabilito che possiamo essere o meno felici; abbiamo acquisito che l’essere felici potrebbe essere il senso generale della nostra vita; possiamo dedurre da tutto questo dei comportamenti che dovrebbero portarci alla felicità? La risposta è sì, ma credo che tali comportamenti siano un po’ paradossali: il miglior modo per trovare la felicità è non cercarla. Come ci insegnava Nietzsche la felicità è donna. Se vuoi far l’amore con una ragazza, mica vai lì e glielo chiedi, a meno che non vuoi essere sicuro di ricevere un rimpallo. Punti piuttosto in alto, parlando di poesia, di progetti di vita, di bellezza ecc. e come sottoprodotto di tutto questo ottieni anche che lei si conceda. la felicità di questo mondo è simile: se vuoi ottenerla, devi puntare molto più in alto, cioè, e questo lo sapeva bene Platone, devi fissare gli occhi dritti nel Sole fuori dalla caverna, ovverosia devi mirare al Bene! E allora, il Bene probabilmente non lo raggiungerai, ma in questo mondo, come premio, otterrai un po’ di felicità.