RIVISTA - PIEGHEVOLE DI FILOSOFIA, ARTE, CULTURA

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Idea e Grafica di Cecilia M. Giampaoli e Carlo M. Cirino

giovedì 25 febbraio 2010

Evento 11 Marzo 2010 (Prof. Luigi Alfieri)

Come Elémire Zolla insegna nelle prime pagine del suo
"Lo stupore infantile", nel quale riprende i lavori
di Jung e Kerényi, Platone, Florenskij
e molti altri:

"il gioco è l'apice dell'uomo"


mercoledì 17 febbraio 2010

domenica 14 febbraio 2010

La ballata della colpa (De Simone, 1977)

Quando l'uomo da Dio fu creato,
Con la donna creò il peccato;
Poi pensando al tabù di quel frutto,
Diede ad Eva la colpa di tutto.

Ma anche Eva si disse innocente,
E la colpa la diede soltanto ad un lungo serpente.

Un, due, tre, la colpa di chi è,
Conto bene io e paga un altro al posto mio;
Un, due, tre, adesso tocca a te,
Conto fino a otto e qualcun altro va di sotto.

Il serpente così fu accusato, 

ed il capo gli venne schiacciato;
Ma a coprire il peccato antico, 

non bastava una foglia di fico.

Poi scoprendo un istinto assassino, 

Ogni colpa fu data a un fratello di nome Caino.

Un, due, tre, adesso tocca a te,
Se c'è un assassino sono Abele e tu Caino;
Un, due, tre, il gioco questo è,
Se c'è una sentenza paga tu la penitenza.

Questo gioco rimase lo stesso, 

quando Cristo in croce fu messo;
E poi dopo che fu giustiziato,

ogni colpa fu data a Pilato.

Ma Pilato accusò altri rei,

E la colpa di quella condanna la diede agli ebrei.

Un, due, tre, la colpa di chi è?
Tu la pagherai se le mani mi lavai.
Un, due, tre, il torto non è mio,
Tu vai sempre sotto e rimango fuori io.

All'ebreo fu così addebitato, 

di aver solo un naso affilato;
Poi si disse non proprio a caso,
Che anche il diavolo aveva quel naso.

Ed allora divenne di moda,
Di cercare le streghe e vedere chi avesse la coda.

Un, due, tre, sul rogo ci vai te,
Se ci stai al gioco ora scherzi con il fuoco;
Un, due, tre, il gioco questo è,
Non mi brucio io dalla parte mia c'è Dio.

Sopra il rogo di un odio attizzato,
Il Vangelo così fu affermato;
Ma la cenere non diede pace,
Se la colpa restò tra la brace.

Ed un odio chiamato sociale,
Accusò la regina ed il re di peccato mortale.

Un, due, tre, adesso tocca al re,
Non fu colpa mia ma dell'aristocrazia;
Un, due, tre, giochiamo a tu per tu,
Esco fuori io se tu hai il sangue blu.

Morte al re, che gli cada la testa,
Questo giorno è giorno di festa;
Ma la festa non dura che poco,
Se continua il corso del gioco.

E col tempo appare palese,
Che la festa non dura per colpa di un ricco borghese.

Un, due, tre, adesso tocca a te,
Non sei mio compagno se lavoro e non guadagno;
Un, due, tre, la colpa ce l'hai tu,
Conto fino a cento ma non so fermarmi più.

Chi è più ricco di accusa è degno,
Ed è logico che paghi pegno;
Ma quel pegno non è una cambiale,
Con il timbro del bene e del male.

E se il conto non tocca mai il fondo,
Con cambiali in protesto quest'oggi facciam girotondo.

Un, due, tre, il gioco questo è,
Ora va in prigione chi cantò questa canzone;
Un, due, tre, ma c'è chi fa la spia,
E va dicendo in giro che la colpa è tutta mia.

giovedì 4 febbraio 2010

Pausa Esami

Le attività dell'elaboratore
riprenderanno finiti gli esami